UNIBRIDO: l’esordio punk dalla provincia. L’intervista su MIE.
Esordio “punk”, graffiante e a suo modo pop ancorato com’è dentro le forme classiche della canzone italiana.
Un duo batteria e chitarra a richiamare le soluzioni underground all’inglese maniera ma con dentro la rabbia rock della vita ai margini di una periferia, come accadeva negli anni ’90.
Loro sono gli UNIBRIDO al loro primo lavoro dal titolo per niente accondiscendente: “P.I.G.S.”, suono forte, suona ingenuo come si deve per un esordio, suona senza peli sulla lingua.
Non c’è più tempo, il videoclip ufficiale.
L’intervista agli UNIBRIDO
Un disco d’esordio. Parliamo della scena discografica. Era come ve l’aspettavate?
Sinceramente non ci eravamo fatti una idea precisa. Sapevamo però che sarebbe stato difficile farsi notare. Il mare magnum della musica indipendente italiana è sconfinato ma riuscire ad arrivare a più ascoltatori possibile è la nostra prerogativa. Gli obbiettivi complicati divertono di più.
Che senso ha secondo voi pubblicare un disco oggi che c’è tantissima indifferenza attorno alla cultura?
È proprio questo il senso. Qualcuno più intelligente di noi ha detto che la cultura di una società è in un certo qual modo la sua risposta al senso della vita e quindi della morte. In quale cultura nuotiamo oggi? Arrivismo, brama di denaro e potere, dittatura del consumo e dell’intrattenimento ebete: è questa la nostra risposta al senso della vita?
Un interminabile stordimento? A noi sembra invece una tremenda offesa al pensiero. Che fine hanno fatto la bellezza, l’intelligenza, l’audacia, lo spirito critico? Fare dischi che parlano di questo adesso non è insensato, è un dovere quasi morale.
MIE Vol.15 – la playlist di Marzo 2020
Parliamo di provincia che è una grandissima protagonista della vostra rabbia. Provincia da cui scappare o in cui tornare? Qual è la migliore dimensione?
Fino a qualche decennio fa venivano a galla fenomeni musicali che in qualche modo rappresentavano delle precise zone geografiche dove nascevano determinati stili musicali e prospettive diverse sulla visione del mondo. Ora queste realtà artistiche sono quasi completamente scomparse, la società si è liquefatta, non esistono più identità ideologiche, religiose o filosofiche a cui aggrapparsi. Siamo orfani. Da qui partiamo.
E capisci che questo discorso ha poco a che fare con una percezione “geografica” della realtà bensì con una idea più profonda, che abbandona in parte la concezione di spazio-tempo. Non esiste provincia, non esistono metropoli.
“P.I.G.S.” è un titolo forte. E nel disco non le mandate a dire. Pensate forse di avere esagerato in qualche modo?
Dipende cosa intendi per esagerazione. In questo disco abbiamo provato ad amalgamare poeticamente una certa visione critica della società insieme ai grandi cambiamenti antropologici in atto sul pianeta e nelle nostre vite. C’è ancora tanto da dire, siamo stati anche fin troppo cauti.
O forse serve esagerare per dire le cose, oggi che siamo tutti così composti ed omologati?
Quando esageri vuol dire che ti allontani da quello che potremmo convenzionalmente chiamare “verità”. Noi notiamo molto più distacco dalla realtà in TV o sui social, dove la narrazione del mondo è totalmente distorta. La nostra intenzione era quella di provare a risvegliare un certo spirito critico allo status quo che vediamo piuttosto dormiente in Italia.
Notiamo un torpore surreale, sembra che tutti siano in attesa di qualcosa. E da come è iniziato questo 2020 diremmo che dobbiamo aspettarci dei grossi cambiamenti.
Parliamo del suono prima di chiudere: da chi avete attinto per dare una direzione al disco?
Ci siamo lasciati intuitivamente ispirare dai nostri più svariati gusti: Blues, musica psichedelica, Stoner, Alternative Rock anni 90 americano e nostrano. E a tutto questo proviamo a dare una impronta originale, o almeno ci proviamo. Ma è solo l’inizio della nostra evoluzione musicale, il lavoro è appena cominciato.
P.I.G.S., l’album degli UNIBRIDO su Spotify