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Il tour nel Regno Unito dei Levy: il racconto di MATTEO PAGNONI

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Cosa significa fare un tour all’estero per noi? In una frase potrei dire, fare in modo che tutto funzioni ad ogni data, senza margine di errore.

Ovviamente statisticamente è impossibile e realmente anche, ma questo non toglie che bisogna essere pronti ad ogni evenienza, in ogni momento.

Prima di questo tour avevamo già fatto con i Levy l’esperienza di 2 date a Londra nell’estate 2017 e qualcosa già avevamo imparato su problemi o condizioni speciali in cui ci si può trovare.

Un tour di sette date con più di 1500 km da percorrere in una settimana è tutt’altra roba.

La prima cosa che si impara è quella di trovare il proprio spazio nel van e farselo amico, così da riuscire anche a riposare per qualche ora tra una città e l’altra.

Levy – Light Blue (live at Old Town house – Warrington UK)

La seconda è che il cibo è importante, e non si può mangiare junk food tutti i giorni per tutti i pasti. Occorre invece mangiare frutta e verdura almeno una volta al giorno, per stare in forma e fare uno show al meglio.

Detto questo andiamo subito a capire cosa è stato per i Levy il tour in UK.

Innanzitutto un importantissimo traguardo, tra i tanti che abbiamo e che ancora dobbiamo raggiungere, poi un’esperienza che come band ti fa essere pronto a qualsiasi situazione ti può capitare durante un tour.

Per prima cosa con la lingua te la devi proprio cavare bene, altrimenti sei fuori, non basta scimmiottare la pronuncia statunitense dei più famosi brani pop, devi comprendere e saper rispondere facendoti capire, anche se il tuo interlocutore è della zona di Londra o di Manchester e ha un forte accento di quella regione. E credetemi, a volte non è affatto facile comprendere delle semplici parole di uso comune se pronunciate diversamente o abbreviate.

Ogni locale e ogni concerto ci hanno dato tanto in termini non solo di pubblico, quanto di soddisfazioni personali, con gente che viene a cercarti per farti sapere che ha apprezzato i tuoi brani e fa domande su cosa ti ha ispirato per questo o quel brano.

E’ vero, il rock non ha più i numeri di 20 anni fa, ora va altro per la maggiore, ma la genuinità e la passione quando sei sul palco e canti e suoni cose che hai scritto e sudato in sala prove vengono fuori prepotentemente ed è una sensazione che non riesci a replicare nella vita di tutti i giorni.

I Levy  su Instagram

“Fire of Prometheus” live on THE SALTY DOG in Northwich UK #levy #fireofprometheus #uktour #beautifulmonstersTour #northwich #thesaltydog

Un post condiviso da Levy (@levy_band) in data:

 

I Levy pur non suonando rock classico o hard rock portano dentro quell’attitudine a mostrare la forza e la visceralità di un messaggio attraverso il live act. Non fredde macchine da audio editing, non basi groovose da cassa in battere persistente, ma creatività e rinascita in un genere che molti fighettologi definiscono clinicamente “morto”.

Non volendo sembrare nostalgico e anacronistico debbo pur sempre tirare fuori dal cappello l’immagine della fenice che rinasce dalle ceneri. Ecco come vedo i Levy, che fanno una musica che guarda al presente, senza dimenticare la passione e la forza della rivoluzione rock nella storia della musica contemporanea.

Altrimenti non avremmo avuto questo Tour, non avremmo avuto le radio di mezzo globo a trasmetterci, non avremmo avuto niente che ci convincesse che è ancora tempo di continuare a scrivere, a registrare, a diffondere un messaggio, il nostro messaggio, quello che sta dentro le nostre liriche, quello che ti muove qualcosa dentro, anche se pensi che la musica oggi non debba “rompere le palle” perché quello che hai dentro è affar tuo e basta.

E’ vero, è affar tuo, ma io, oggi, il mio “dentro” lo voglio condividere con te.

E spero anche di condividerlo di più nel mio paese da oggi in poi, in Italia.

Ora è tempo di tornare in studio a registrare le nuove canzoni per il prossimo album.

Se hai letto fino a qui vuol dire che mi puoi capire, ci puoi capire, e quel fuoco che arde dentro scalda anche te.

Grazie per la tua attenzione

Matteo Pagnoni (Levy)
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