Recensione: Stefano Ferro – Il mercante di pensieri
La cosa più bella della musica indipendente è che molte volte ti fa scoprire canzoni e artisti di cui prima non sapevi neanche dell’esistenza.
In questo caso vi parlo di Stefano Ferro che, con la sua band, ha pubblicato da alcuni mesi un album incredibilmente bello: Il mercante di pensieri.
Un album fatto di musica e versi che formano sostanza e che sembra una storia che non ti annoia mai ed, in puro stile cantautorale, rapisce e ti porta attraverso vere e proprie poesie moderne che restano nella mente.
L’album contiene canzoni come “il mercante di pensieri”, che parla di quelli capaci di saper parlare solo di idee e che provano, tutti i giorni, a soffocare la nostra capacità di pensare e di avere quel senso critico che ci rende liberi o come “Lo scribacchino comunal” che, visti i tempi, Stefano Ferro definisce “ordinaria amministrazione”.
Ascoltando il suo album è difficile non pensare a Stefano Ferro come un artista ricco di un’essenza cantautorale; difficile da scovare tra i tanti “indie” ed è altrettanto difficile pensare che la sua poetica ancora non emerga.
La sua creatività artistica, infatti, è davvero un toccasana per la musica italiana e lo potrei accostare ad un ad un altro poeta della musica come Sergio Pennavaria, artista siciliano trapiantato a Genova.
Solo chi ha uno spiccato senso dell’osservazione può disegnare personaggi come Stefano è riuscito a fare in un album di otto canzoni che definire tali è riduttivo in quanto sono vere e proprie storie che, ascoltandole, descrivono al meglio ciò che l’artista vuole raccontare.
Anche Giancarlo Passarella, uno che di musica ne sa un bel pò, dopo aver ricevuto un cd demo dal cantautore, capì che Stefano era un fiume di idee che aveva voglia di raccontare attraverso la sua voce, delle storie che presero forma dopo il lavoro in studio.
Il singolo tratto da “il mercante di pensieri” si intitola “1915” e come racconta il cantautore stesso è “l’epilogo del disco affidato a una dolce e malinconica ballata dedicata ai soldati partiti per la Grande Guerra. In essa c’è un dato che a che fare con la convinzione diffusa all’inizio del conflitto, quando la sensazione generale era proprio quella di una guerra che sarebbe dovuta durare poco. “A Natale tutti a casa”, ero lo slogan di allora. Il finale invece riflette il mio personale desiderio di riportare una vicenda entro il limiti del reale, trovo che la realtà sia molto pių malinconica delle edulcorate e sognanti aspettative di attesa, benché queste conservino un fascino eroico indubbiamente suggestivo.”
Consiglio davvero a tutti di ascoltare “Il mercante di pensieri” perchè sono sicuro che sarà molto apprezzato da tutti quelli che amano i cantautori.