Recensione: Ruins Barren – Land of Desolation
Un album dolceamaro, un inno all’inquietudine e alla solitudine, quello di Ruins Barren intitolato “Land of desolation”.
Nove canzoni, nove storie che si intrecciano ed esplodono fragorose con la voce bassa e ruvida di Ruins Barren, al secolo Marco Costa, che insieme a Ricky Ferranti (coautore e produttore) danno vita ad una bella prova d’esordio capace di trasportarci verso una consapevolezza di se stessi
“Land of desolation” su Youtube
La solitudine, i fantasmi del passato e le paure sono temi forti ma che ognuno di noi deve affrontare a muso duro per non farsi ingoiare come dai due amanti di “A love story”.
Un album che mi ha riportato alle notti vissute nella provincia emiliana quando ci si ritrova a fare i conti con se stessi ed in cui non si esce mai vincitori ma sereni guardando le pianure della “bassa” che il sound di “Land of desolation” mi ha riportato alla mente.
È un album dal forte impatto emotivo che ci mette dinanzi a quella parte di noi stessi che cerchiamo di snobbare o mettere all’angolo e che Ruins Barren riporta alla luce con nove storie che scorrono quasi come un film e che danno fedelmente una forma e dei colori a personaggi ed ambienti in cui l’album è “ambientato”.
Ruins Barren ci trasporta anche verso quello stile americano di musica che non riesce ancora ad etichettare mentre noi, in Italia, abbiamo “inquadrato” come cantautori e la ruvidezza della voce di Marco Costa ci graffia l’anima per ridargli una nuova linfa, una nuova speranza come una luce che appare nel buio del nostro “essere umani”.
L’album su Spotify
TRACKLIST
Chicago Illinois
Dancin’ in the
Wind Ruins
A Love Story
At 3 in the Morning Standing on a Crossroad
Charlie Wilson Ford
Damp Lips
Keep Away from the Shed
2nd Floor Room 104