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Il TRACK BY TRACK di ADESSO COME IERI di PAOLO MOLINARI.

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Adesso come ieri” è il disco di Paolo Molinari che nasce dopo “Il silenzio delle mie parole” e, come regola cantautoriale vuole, viene scritto sotto l’ispirazione dei fatti e delle vicende personali e sociali che nel corso di questi ultimi anni hanno particolarmente segnato l’autore.

Il videoclip di KILLER, il primo singolo estratto.

Adesso come ieri: la canzone esprime tutto quello che chi canta riuscirebbe a fare per conquistare, godere e mantenere dell’amore “unico e profondo”. Nella prima parte la dedica è verso una compagna, nella seconda è verso una figlia. Tutto questo nella continuità temporale di ieri, oggi e domani… adesso come ieri. L’intera canzone è su tonalità maggiori e in uno stile pop-rock, cercando con questo di trasmettere energia e positività.
Killerracconta gli stati d’animo di chi, scappando dalla propria casa e dalla propria vita, atterra su una realtà in cui non si riconosce e nella quale non riesce a collocarsi. Se lo fa per propria scelta, allora è egli stesso KILLER di sé e dei suoi “giovani vent’anni”. Il brano fa uso intenso di metafore: “Killer” gioca con il tempo, rappresentando in maniera labile i confini del tempo, le giornate inutili, le notti interminabili e si ritrova, fra altre cento e mille persone, a fuggire con lo sguardo dagli occhi di chi non lo accetta. Il brano, di fatto, racconta la storia di una mancata accettazione, che porta in conclusione alla voglia di riavere la propria casa, la propria terra e la propria vita.
In un mare di rose: la canzone è una dedica che dichiara con diverse metafore la dipendenza e la consapevolezza nella forza dello stare insieme. Ogni frase, ogni strofa sono una dedica appassionata e romantica, perché ogni secondo passato al suo fianco è il migliore secondo, il migliore del mondo.
Niente più di te: cosa c’è più di un figlio o di una figlia? Niente. Questa canzone è dedicata ad una figlia bambina, con cui si gioca e a cui si fanno le riprese mentre balla e canta, ad una figlia che illumina il mattino con i suoi sorrisi al suo risveglio. La canzone non esplicita subito a chi sia rivolta, ma lo fa alla fine quando ricorda che un padre, oltre a giocare con i figli, deve a volte anche essere “cattivo” con loro ed esprime nell’insieme tutto l’essere padre dell’autore.

L’album su Spotify.

Non appena mi addormento: la canzone racconta una serie di sogni in cui compaiono scenari di guerra, di fiamme, di tombe, amici fraterni da salvare. Paradossi della vita, ma che forse nella vita reale possono essere reinterpretati ad avere un senso, come l’affrontare un nemico guardandolo negli occhi e colpirlo “disattivando” le sue armi, metafora dell’affrontare e risolvere i problemi più o meno seri della nostra quotidianità.
Amami ancora: quante volte ci si rende conto di aver esagerato una reazione ed aver messo a rischio un rapporto da cui si possono avere soltanto cose belle? La canzone racconta proprio di questo, e diventa progressivamente una preghiera sempre più appassionata affinché, invece, questo amore cresca e continui a crescere ancora.
Ti amo forte e taccio: la canzone racconta di un litigio, forse uno dei tanti. I due si tengono distanti, forse per reciproche convinzioni ed orgogli. Lui dice che non apre bocca prima di riflettere bene, lei è sempre al centro dell’attenzione mentre è lui (secondo lei) ad essere il problema. Lei lo ignora, avendone ormai (apparentemente) seppellito le sue ragioni e lui risponde, ironicamente, che “la pensa… eccome se la pensa” (invece non la pensa proprio). Ma alla fine torna il buonsenso all’interno una storia vera costruita nel tempo e con le difficoltà che non sono mai mancate e sempre superate, per cui si fa pace, semplicemente tacendo, abbracciando e amando forte, così come a lei piace.
Ishmael: la canzone racconta della vera storia di Ishmael, un bambino di sei anni che il padre fanatico dell’ISIS ha portato via di nascosto dalla madre. Lo ha portato in un campo di battaglia per essere indottrinato. Ma l’uccisione inaspettata di questo padre ha fatto si che il bambino si ritrovasse da solo tra i guerriglieri e, casualmente, venisse ripreso in un video propagandistico e che la madre lo vedesse in TV. Da questo il suo appello disperato sui media, affinché gli fossero portate notizie e trovato il modo di riavere il suo bambino. La canzone racconta questa storia collocandola nel periodo del Natale cristiano, dove nello stesso istante in cui si vive il benessere e la festa, da un’altra parte del mondo Ishmael, simbolo di molti altri bambini, si trova da solo nel deserto e il suo unico regalo è quello di poter di nuovo sognare la madre.
Quante storie: una canzone che tenta di raccontare come le persone, per quanto simili e con le stesse storie di vita, desideri e speranze, si ignorino a vicenda semplicemente per abitudine e monotonia. L’incipit è quello di pensare, invece, che l’uomo è “umano” e la sua umanità non può ignorare l’esistenza dell’altro. Basta aprire gli occhi e volerlo, per accorgersi che per la strada possiamo incontrare mille specchi di noi stessi.
Adesso vai: un distacco forzato, due persone che si vogliono bene sono costrette a separarsi, uno dei due deve emigrare, perché in quel posto non si vive, c’è guerra, c’è dolore. Non viene descritto un motivo particolare, ma qualcuno deve rinunciare ad un suo caro. Ad un certo punto sorge il dubbio se si sia effettivamente fatto tutto il possibile per risolvere i problemi, forse si, ma in quel frangente ci si rende conto che si dovrebbe godere al massimo del proprio caro. La nave salpa e porta lontano. Chi resta continua a guardare il tramonto sognando un suo ritorno e questo rasserena e calma il dolore.
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