Recensione: March Division – Post Meridian Soul Ep
Confessioni di un ignorante
Il sottotitolo dice tutto: questo è l’articolo di un ignorante, un ignorante in materia. Si perché a dire il vero il synth pop e l’elettronica non sono mai stati il mio forte, ma il solo fatto che abbia deciso di fare io la recensione della seconda fatica in studio dei March Division vi fa capire che le premesse sono buone.
Post Meridian Soul Ep è il secondo Ep dei March Division, collettivo di musicisti di stanza tra Milano e Lecco. Nello specifico, i componenti della band sono: Andy Vitali, Emanuele Platania, Stefano Lai, Mattia Pissavini.
I ragazzi partoriscono un lavoro davvero convincente, che può fare presa anche su un profano come il sottoscritto, che solitamente si sbilancia solamente sul rock e dintorni. Questa premessa era solamente per giustificare il fatto che tutto quello che leggerete sono solamente le mie impressioni a pelle, buttate giù su un foglio mentre ascoltavo le 6 tracce che compongono il lavoro. Se volete un commento tecnico potete smettere di leggere tra 3, 2, 1…
Per avere maggiori informazioni sul processo di creazione del disco (e sulla band in generale) vi rimando ai link che troverete sul fondo.. adesso posso cominciare a parlarvi di Post Meridian Soul Ep: la prima cosa che posso dirvi è che vale la pena ascoltarlo, a prescindere da quali siano le vostre inclinazioni personali; sapere che gli arrangiamenti sono stati curati dai soli componenti del gruppo dà una nota di colore in più all’ascolto e rende ancora più prezioso il lavoro che ne è uscito fuori.
La prima traccia, Right on my way, fa subito sperare bene e ci fa capire che tutto l’ep sarà alla sua altezza. È un sound trascinante, quello dei March Division; i sintetizzatori, spalmati su un fondo che sa di brit-pop, creano l’atmosfera di un apocalisse in scivolata. Il ritornello mostra un occhio di riguardo verso il pop più “commerciale” (nel miglior senso possibile, si intende).
Segue Dig it, brano divertente e di facile ascolto, dove il registro vocale del cantante mostra forse le sue carte migliori; terza traccia è Downton Devil, che fa pensare ad una ipnotica pseudo-ballata, un omaggio post-moderno al romanticismo che, al giorno d’oggi, nella maggior parte delle canzoni si trasforma ormai troppo spesso in una parodia di sé stesso; qui no, non c’è ipocrisia (ma, badate bene, non ho idea di cosa ci sia scritto nel testo, mi baso solo sulle mie suggestioni, se non siete d’accordo pazienza).
Al quarto posto troviamo il brano forse più convincente dell’Ep: Old man knocking. La canzone si articola in un contesto vagamente inquietante, quasi si trattasse di una favola gotica degli anni 0; il suo andamento come di filastrocca cupa e maliziosa incuriosisce, incanta. I March Division si ergono qui a moderni suonatori di flauto magico, accompagnando chi ascolta il loro lavoro in un viaggio all’interno di scenari a metà tra Alice nel paese delle meraviglie e una discoteca olandese negli anni ’80.
Post Meridian Soul Ep si chiude con due canzoni: Friday will come e Sell by date, entrambe di puro gusto danzereccio, che davvero ci trascinano l’ascoltatore tra luci stroboscopiche, in un locale con le pareti rosso bordò, tendenti al fucsia, dove la gente suda e balla per conto proprio sorseggiando una red bull.
Gianluca Zanella