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L'intonazione artificiale.

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E’ un argomento scottante che spesso trova pareri opposti. Capiamo di cosa si tratta e in che modo può essere utilizzato questo potente strumento tecnologico. Faremo riferimento ad uno dei software più utilizzati al momento nonché uno dei più duttili: il Melodyne.

Ma prima di tutto, cos’è l’intonazione? Dal punto di vista tecnico è la variazione dell’altezza di un suono in funzione del tempo. Ed è infatti così che viene presentata all’interno della finestra dei diversi software. Questo suono può essere di varia natura; anche se il Melodyne viene utilizzato soprattutto per le voci, esso può essere utile per qualsiasi fonte sonora di natura melodica (ad es.: violoncello, flauto, synth monofonico, eccetera).
Ora veniamo al dunque: perché intonare una voce? E in che modo farlo? Iniziamo col dire che l’intonazione artificiale è una scelta di produzione e, in quanto tale, fa parte di quell’idea stilistica e di suono che si desidera ottenere. Non è vero che l’intonazione perfetta è sempre la strada giusta; come per altri strumenti melodici la voce si esprime attraverso suoni che crescono o calano dinamicamente, che partono da una nota e arrivano ad un altra, che vibrano…insomma non da note sempre centrate come se fossero suonate da una tastiera (effetti elettronici a parte!). In linea di massima si parte da questo principio per decidere se e come intervenire sull’intonazione di una performance vocale. Accade spesso che per qualcuno una nota sia accettabile mentre per altri non lo è: qui di solito subentra il dialogo e chi ha maggiore “potere” decisionale finisce per avere l’ultima parola. Il cantante solitamente ha un peso rilevante perché è della sua voce che si tratta e quindi della sua espressione. E’ da queste piccole sfumature che viene fuori la personalità del progetto, da quanto la produzione si vuole discostare dallo standard del genere. Esistono generi che vincolano molto più di altri l’aspetto dell’intonazione, il pop ad esempio impone maggior rigore rispetto al soul.
Nel momento in cui si importa una traccia vocale in uno di questi software accade qualcosa di “magico”: ciò che è udibile diventa visibile e da quel momento tutto può sfuggire di mano. Si riesce ad analizzare la voce come se fosse un referto medico dove nulla viene lasciato al caso! Osservate l’esempio riportato nella figura in basso: è una frase cantata all’interno di una canzone INTONATA ARTIFICIALMENTE (fare clic sull’immagine per ingrandirla). Come detto in precedenza in senso verticale viene mostrata l’altezza (note) mentre sull’asse orizzontale è presente il tempo. Perciò andando da sinistra verso destra possiamo leggere come la frase melodica si evolve. Le forme di colore rosso e giallo mostrano l’intonazione media di quella porzione melodica. Le righe a penna fine invece mostrano l’andamento istante per istante dell’intonazione. Gli spazi tra uno e l’altro indicano le pause tra le sillabe. Possiamo notare come la frase è composta da sei sillabe e che le note vanno dal LA al SI e poi al DO diesis.
 
 

La successiva figura invece riporta la stessa frase nel modo in cui è stata cantata originariamente.

Vediamo che le note non corrispondono sempre al centro della nota di riferimento (barra laterale sinistra). Alcune di esse sono a metà tra il SI e il DO ad esempio. Questo non vuol dire che sono stonate (solamente guardando il grafico) perché il Melodyne ci mostra in quel modo l’intonazione media e questo vuol dire che magari la nota parte in un modo ed arriva in un altro! In questo ci aiuta la linea fine, certo, ma soprattutto il nostro orecchio! Dopo tanti anni di intonazione via software ho imparato che è il nostro orecchio ad avere l’ultima parola, mai i nostri occhi!  Ecco perché è molto pericoloso utilizzare in modo incontrollato questi software, perché è facile farsi prendere dalla voglia di “vedere” tutte le note perfettamente centrate! Consiglio di ascoltare il brano senza guardare lo schermo e segnare a penna sul testo ciò che richiede valutazione. Dopo aver corretto quelle singole frasi si rieffettua la stessa procedura finché non si è pienamente soddisfatti. In tal modo si risparmia tempo e si preserva l’espressività del cantante.
Questi software sono potenti e indispensabili strumenti per la produzione musicale. Ma come per tutti gli strumenti è l’uso che se ne fa a fare la differenza. Un uso eccessivo finisce per appiattire l’espressività di una performance canora: se pur intonatissima la voce risulterà fredda e priva di comunicazione emozionale. Usato invece con moderazione questo software può colmare eventuali deficit del performer (con notevole risparmio di tempo ed energie) e può dare lustro ad un’esecuzione “quasi” perfetta. E’ come la ciliegina sulla torta!
Il Melodyne come altri software dedicati non solo è utile ai fini dell’intonazione artificiale: esso può mostrare lo “stato di salute” del cantante. Come una radiografia questi grafici mostrano la qualità di un vibrato, la capacità di tenuta delle note, la qualità del flusso d’aria delle cavità risonanti. Naturalmente occorre saper “leggere” questi grafici ma questa è una qualifica propria dei fonici specializzati! Ecco che una sessione di registrazione e di successiva intonazione diventa un’imperdibile occasione di studio e verifica delle proprie capacità attuali.
Ivano Giovedi

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