Leon Seti: giocando con un punto di vista. L’intervista su MIE.
Sottolineiamo con interesse e stupore il nuovo progetto di Leon Seti che nella psichedelia romantica di acidi circolari fa sfoggio di grande elettronica per parlare di sue recondite voglie.
Si intitola “Hell” questo nuovo singolo che mettiamo in rotazione. Interrogativi cinematografici che proprio dal punto di vista di una lente di videocamera. La sessualità e l’erotismo in una melodia incalzante e ricca di dinamiche espressive…
Probabilmente il vero passo avanti in una direzione che non celebra e ostenta ma soltanto esiste.
Hell, il videoclip ufficiale.
L’intervista ad Leon Seti
Nuovo disco. Nuovo materiale. Nuova scena underground… almeno per te. Che tipo di suono stai inventando per la tua musica?
Al momento sto cercando di creare pezzi personali e musicalmente perversi allo stesso tempo, musica bipolare.
Audience e artista. Lo dici chiaramente: siamo figli e schiavi dell’apparire in qualche modo, giusto?
Assolutamente, io scrivo pezzi per liberare sentimenti e pensieri, e allo stesso tempo cerco di farli arrivare ad un pubblico più vasto possibile. Chiunque crea musica ha la necessità di sentirla accettata da più persone possibili. Quindi ogni rilascio, ogni pezzo che scelgo di buttare fuori, ha una parte di marketing e promozione per cercare di farlo arrivare a chi ha voglia o bisogno di ascoltarlo.
Penso che sia il dovere di chi scrive canzoni di fare il possibile perchè arrivino al ragazzino che piange dopo la scuola, alla ragazza che vuole ballare dopo aver lasciato il ragazzo o semplicemente a chi può far bene.
Arte senza pubblico sembra quasi un ossimoro, hai ragione… ma oggi non pensi che conti solo il pubblico e poco l’arte?
Le mode sono sempre esistite, e può sembrare in superficie che oggi si seguano soltanto le tendenze. Io penso che sembri sempre il caso che conti solo il pubblico e non l’arte, ma in realtà ogni artista attrae un pubblico parallelo al suo messaggio o modo di essere.
Ovviamente in tv o su youtube la maggior parte di musicisti vuole attirare un enorme pubblico quindi si deve rendere simile alla massa. Questo non significa che artisti di nicchia non riescano altrettanto ad attirare un pubblico di nicchia.
MIE Vol.15, la playlist di Febbraio di Musica Italiana Emergente.
In questo inferno che racconti… la lussuria è a suo modo una forma d’arte? Domanda visionaria forse, ma forse puoi coglierne il senso. Vediamo…
La lussuria è LA forma d’arte. La lussuria rappresenta una sete per qualcosa di oltre, e cosa c’è di più trivialmente artistico se non la ricerca di qualcosa che possa condurre in una dimensione più alta di piacere? Riguardo a “Hell” e la riflessione sul masochismo, se il corpo è una tela, il dolore la pennellata e il prodotto finale porta piacere, il quadro è certamente arte.
Bellissimo il video. E comunque resta un ritorno al passato, al vintage nonostante le frontiere digitali del suono. Perché?
Con il regista del video, Mirco Sassoli, abbiamo voluto creare qualcosa di sincopato e inquietante ispirato dall’ horror soft anni 70, che in questo caso potesse avere una patina di noia e di piacere. Non sarebbe stato interessante fare un video iper moderno soltanto per andare dietro ai trend. Abbiamo preferito essere inquietanti e presentare un film violento e stanco allo stesso tempo, come la canzone.
E restando proprio sul tema: Leon Seti guarda al futuro con quali occhi? Ricerca o tradizione?
Nessuno a questo punto ha più idee originali al 100%: stiamo tutti sulle spalle di giganti, e io sono assolutamente tranquillo nell’ammettere che la mia musica ha molti riferimenti passati. Eppure risulto comunque troppo di nicchia, quindi il mio rigurgito musicale di referenze passate ha di sicuro qualcosa di innovativo in sé. Non mi faccio domande sul passato o sul futuro, io mi limito a fare canzoni nell’unico modo che conosco, usando quello che conosco per creare qualcosa di nuovo.