Intervista a Davide Geddo direttamente dall'isola felice di SU LA TESTA.
Davide Geddo è un cantautore ligure che, negli anni, oltre ad essersi esibito in più di quattrocento concerti, aver pubblicato tre album (“Fuori dal comune” nel 2010, “Non sono mai stato qui” nel 2013 e “Alieni” nel 2016) e ad aver ricevuto riconoscimenti importanti come la menzione speciale premio InediTo per la canzone “Ti Voglio” ( 2011 ) ed essere arrivato finalista Premio Donida con la canzone “Genova” (2011) e anche il direttore artistico di uno dei Festival rivelazione del 2018: Su la testa.
“Su la testa” è un festival giunto alla sua tredicesima edizione che ha riportato alla luce i salotti culturali oltre ad aver portato sul palco del Teatro Ambra di Albenga, numerosi ed importantissimi cantautori contemporanei.
Per citarne qualcuno che ha calcato il palco dell’edizione 2018: Eugenio Finardi, Mirkoeilcane, Erica Mou, Sergio Pennavaria e Ginez e il bulbo della ventola. Questi ultimi due sono delle vere e proprie rivelazioni che potrebbero rilanciare prepotentemente il movimento cantautorale ligure insieme, ovviamente, a Davide Geddo.
Il videoclip di “Su la testa”
L’intervista a Davide Geddo.
Ciao Davide, benvenuto su MIE. Come ti sei avvicinato alla musica?
Ci siamo scontrati per caso in camera mia negli anni di una disadattata adolescenza. Non so dirti se l’abbia fatto apposta. Di sicuro cercava proprio me. Perché non mi ha più lasciato.
Due canzone che mi hanno tanto colpito sono “Cammina, cammina” e “Su la testa” che sembrano raccontare la disillusione e la realtà che la musica italiana vive. Come sono nate?
Sono nate in due momenti diversi. “Cammina cammina” fa parte di Alieni che è un disco sugli altri, sulle categorie con cui quest’epoca iperconnesssa non riesce a connettersi.
“Su la testa” invece è il primo atto di un disco che sta nascendo in questi giorni che celebra invece la fratellanza con chi mi capisco al volo. Una comunità che esiste, resiste o perlomeno insiste a giocare consapevolmente con i significati di ciò che esprime.
Parliamo del tuo ultimo singolo “Su la testa” che vede la collaborazione di Alberto Visconti,Federico Sirianni e Folco Orselli. Mi sembra chiaro il riferimento al Festival che si tiene ogni anno ad Albenga. Il messaggio della canzone è chiaro e fa riferimento alle menti dormienti della popolazione media che si fa fregare da certi sistemi.
Pensi che questa canzone potrà servire a raccontare che la musica italiana la trovi nei posti in cui non ti aspetti?
Mi interessa poco il giudizio. Il rifiuto di certe logiche è per me un incitamento alla bellezza del pensiero e dell’autenticità più che un mettermi a sindacare sulle stanche abitudini della gente.
Mi interessa di più dire a tutti che esiste una comunità artistica unita che sta portando avanti con pochi mezzi una battaglia coerente per un’arte sincera che va oltre le formule e i dosaggi radiofonici.
Non protesterei mai senza sentirmi parte di una proposta. I tre compari in questione sono per me esempio e guida. Fratelli di strada.
Nel videoclip ho riconosciuto un luogo molto importante che diventa il salotto culturale del Festival di “Su la testa”. A proposito, vi rendete conto che avete creato uno dei più importanti festival per la canzone italiana in Liguria?
“Su la testa” è un piccolo festival che esprime un grande concetto. Quello per cui l’arte deve essere esperienza. Chi lo vive fino in fondo, che sia artista o spettatore, vive un viaggio nella verità della musica.
Non si tratta di venire a teatro e tornare a casa. Si tratta di vita, di incontro, inclusione e amicizia. Quando l’ho creato pensavo fosse un’urgenza provinciale. Poi mi sono reso conto di aver creato un’isola con un approdo sicuro che può servire a livello nazionale.
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Pensando alla canzone e al festival che portano lo stesso nome, “Su la testa”, consiglieresti agli artisti indipendenti di crearsi degli spazi e non aspettare che qualcuno (vedi locali e rassegne varie) possano concedertelo?
Non posso aver la consapevolezza di una scena variegata e poco collegata come quella italiana. Però è uno dei momenti storici più omologati e omologanti di sempre e, a mio parere, c’è poco da fare i sottili; occorre fare fronte comune organizzatori, artisti. spettatori, poco importa il ruolo. La canzone non può essere file come non doveva essere video. C’è una dimensione umana da riconquistare. Quindi chi può giochi in tutti i ruoli che può.
Cosa hai in programma per il 2019?
Ho la fortuna di scrivere molto. Ho pronte nuove canzoni e un album in cantiere. Non ho ancora tutti i tasselli per darti una data ma voglio fare presto. Si parla di giugno o settembre. Credo si chiamerà Fratelli.
Grazie Geddo. Speriamo di rivederci presto. Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto respirare l’aria di “Su la testa”, un festival fatto con tanta passione e tanta voglio di creare qualcosa per il territorio.
Ciao caro. Credo nella funzione sociale e umana dell’arte. Credo che migliori il nostro modo di pensare e di vivere. Sono certo che sia la battaglia del nostro tempo.
Far sì che alla connessione virtuale si accompagni quella umana e sociale.