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Eugenio Ripepi: un disco “dedicato alla passione”. L’intervista su MIE.

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la redazione di MIE

Si intitola “Roma non si rade”, sottotitolato “Colori a occhi chiusi – Occhio destro” il nuovissimo disco di Eugenio Ripepi.

Cantautore solo nella punta di un iceberg che alla cultura e alle sue tante manifestazioni “teatrali” sta davvero dando un contributo “indie”, in un senso puro del termine.

Canzone allegorica, canzone libera e istintiva, canzone che “all’occhio destro” deve il suo lato passionale ed evocativo. Ci dirà che è in arrivo un disco per “l’occhio sinistro”, più energiche e arrabbiate… il completamento di questa dilogia.

E la cosa ci incuriosisce parecchio visto che in queste 15 tracce c’è davvero di tutto, dalle pennellate de gregoriane alle fantasia di bosco che ci rimandano alle trame di Branduardi. Ma anche l’allegoria eccentrica di un brano come “Nicole” che sembra uscito da una vetrina promozionale di ultima categoria (ovviamente il tutto è voluto vista la produzione in corso).

Nicole, il videoclip ufficiale.

 

 

L’intervista a Eugenio Ripepi.

Sai che è la prima volta che sento parlare di “Dilogia”? In genere è il 3 il numero perfetto… come nasce questa idea?

Questa idea nasce dalla considerazione che coesistono in me due stati d’animo: quello della contemplazione e quello dell’energia. Il primo si dipana in parentesi metafisiche, dove la realtà è un ricordo che ritorna a ondate, come nel caso di questo album “Roma non si rade”; il secondo stato d’animo ha a che fare con sentimenti che vanno a focalizzarsi nella gestione del quotidiano, come nel caso del mio prossimo album sul quale sto già lavorando.

Titolo emblematico: “Roma non si rade”, come a dire andare in scena senza mettersi la maschera?

Sai, nella Commedia dell’Arte gli unici ad andare in scena senza maschera erano gli innamorati. Non si può fare a meno di innamorarsi di Roma, come non si può fare a meno di innamorarsi della musica se la si presuppone come necessità creativa.

Un disco rivolto al nostro lato istintivo. Secondo te perché?

Perché l’istinto è la guida dell’ispirazione, e non consente mediazione.

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E dunque come saranno poi le canzoni rivolte all’occhio destro? Saranno più ragionate?

Saranno più energiche, più arrabbiate, più in rincorsa di terreni solidi, di energia elettrica, di tutto ciò che non ha che fare con un immaginario trascendente. Vorrei dirti altro, davvero, ma ho proprio paura di svelare troppo.

Teatro, regista, musica, scrittore… qual è in definitiva il vero habitat di Eugenio Ripepi?

Il teatro è un mestiere, una professione che ho coltivato fin da bambino come attore. La regia teatrale è una conseguenza di questo, e la regia che ha a che fare con i prodotti multimediali è più che altro una passione portata dalla curiosità dei miei studi. La scrittura è connessa alla musica ma è anche indipendente.

Così mi sono ritrovato a diplomarmi alla scuola del Teatro Stabile di Venezia, a recitare diverse pièces, a dirigere importanti attori e rassegne in cui figurano nomi eccellenti dello spettacolo italiano, e scrivere testi pubblicati da ottimi editori sul teatro, sulla canzone, e sui miei studi accademici, come dottore di ricerca in Arti, Spettacolo e Tecnologie Multimediali. Non c’è un vero habitat, o almeno non c’è un habitat unico. Forse c’è un habitat preferito. Ed è senza dubbio quello della musica.

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