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Daniele Fortunato: il cantautore sul “Filo sottile”. L’intervista su Musica Italiana Emergente

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la redazione di MIE

Nuovo disco per il cantautore Daniele Fortunato, nuove scritture e nuova semplicità dalla sua che sfoggia un suono acustico dai finimenti di delicatissimo jazz e d’intorni.

Si intitola “Quel filo sottile”, un lavoro di classicismi e romantica visione della vita, un bel ritorno alle origini in questa scena italiana di continue quanto spesso inutili trasgressioni.

Classico anche il video ufficiale di lancio – “Le prime pagine”. Un disco che parla di vita, di rapporti umani, di vicinanza…

Le prime pagine, il videoclip ufficiale.

 

 

L’intervista a Daniele Fortunato.

Parliamo di un cantautore e professore di scuola. Parliamo di qualcuno che usa le parole per l’anima e per mestiere. Esiste davvero differenza per queste due cose?

La musica e l’insegnamento vivono di comunicazione, di creatività, di voglia di raccontare e ascoltare, di analisi della realtà e di viaggi nella fantasia.
I concerti, come le lezioni (se si ama ciò che si fa) sono “luoghi empatici” per eccellenza.

Secondo te le parole hanno un suono oppure suonano grazie alle nostre scelte e ai nostri accostamenti?

Ci sono parole luminose, parole scure, parole che corrispondono alla forza o alla leggerezza. Le parole derivano dall’esperienza dell’essere umano in tutti i ceppi linguistici. Quando un autore scrive, consapevolmente o inconsapevolmente, sceglie anche in base al suono, la parola più adatta ad esprimere un determinato concetto.

 

MIE Vol.23: la playlist di Novembre di Musica Italiana Emergente

 

E parlando di suono, come hai scelto il vestito di questo disco?

Volevo realizzare un disco acustico. Mi piaceva l’idea di accostare sonorità jazz (batteria con le spazzole, contrabbasso, sassofono) al mio imprinting folk (voce e chitarra acustica), registrando il tutto come in una session live. Il risultato è un album che corrisponde esattamente a ciò che porto in concerto.

Ci incuriosisce una cosa assai simpatica: i tuoi alunni come hanno accolto il disco del loro insegnante?

Ogni tanto canticchiano qualche ritornello quando disegnano durante l’ora di arte. Che dire, vale più di qualunque like del nostro tempo. Hanno cercato, hanno ascoltato e restituito dando valore. È emozionante.

E l’Italia che ti circonda ogni giorno? Come vivi o sopravvivi nell’indifferenza generale che si riversa nella musica?

Non penso ci sia indifferenza verso la musica. Non ancora.
Ma una segmentazione talmente vasta delle proposte da far perdere la dedizione ad un genere, ad un’artista.

Di pari passo la forza economica dell’industria musicale ha perso potere rispetto alle vendite degli album (e in questo momento storico anche nel settore live) e molti scenari attuali sono dominati dell’intrattenimento online, dalla capacità dell’artista di usare i social network nel modo più efficace.
Bisogna osservare le evoluzioni della realtà e scegliere se si ha voglia di mettersi in ballo. Tutto lì.

La parte migliore per un cantautore è perdersi nella scrittura delle canzoni e uscirne fuori solo quando le sente “vive”. Tutto il resto, per quanto gratificante, è uno sfondo.

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