COLLETTIVO MINIERA FONICA in teatro con lo spettacolo ANNA & MARLENE
Il Collettivo Miniera Fonica di Simone Virgili, Ivo Mileto, Daniele Sorrenti e Damiano Daniele torna in teatro con un meraviglioso spettacolo ambientato negli anni ’70, tra lotte operaie e fabbriche: “Anna&Marlene”.
Scritto da Anna Mingarelli che, con progetti e spettacoli per “Matera 2019”. Continua a portare avanti tournée con spettacoli e concerti come attrice e come regista, ha realizzato con la collaborazione di Daniele Sorrenti e il Collettivo Miniera Fonica, uno spettacolo che racconta di lavoro in uno dei periodi più caldi della società italiana.
“Una storia inedita da raccontare. Una storia scritta guardando il mondo e ascoltando il cuore. Un incontro prima umano e poi artistico, quello tra musica e teatro.”
Primi anni ’70. Una fabbrica. Fuori imperversano le lotte operaie e la radio manda “let it be”, ultima volta insieme dei Beatles. Il mondo sta per cambiare.
Anna, giovane operaia, lavora anche 12 ore al giorno alla sua macchina: una pressa. Pressa con cui instaura un rapporto confidenziale, tanto da darle un nome che proviene dalla sua fabbricazione tedesca: Marlene.
Insieme a lei Simone, Ivo, Daniele, Damiano. I suoi compagni di lavoro, più che colleghi sono una famiglia. La proteggono, la consigliano.
I CMF, il 21 Marzo con lo spettacolo musicale “Fermata Napoli Centrale”
Tutti insieme trascorrono le ore lavorando duro ma non tralasciando mai i sogni e le speranze di una vita migliore, fino a quando “l’imponderabile” non deciderà di cambiare le loro vite, per sempre.
Passano gli anni. Il mondo cambia, e il lavoro in fabbrica che all’inizio del boom economico era sembrato un sicuro approdo, ora non lo è più. L’ascensore sociale si è bloccato. E’ in quest’era moderna che si trova ancora una volta Anna, un’altra Anna. Moglie e madre di Marlene – un’altra Marlene – giovane ragazza laureata e specializzata, ma disoccupata.
“Anna&Marlene”, uno spettacolo che parla di lavoro. Di un concetto di lavoro “sfama e affama”. Che prima dà e poi toglie. Dualità permeata all’interno di una società che non ne coglie più il perché e si chiede: “vivo per lavorare o lavoro per vivere?”. E se da un lato è una storia di amicizia, di uomini e donne che si aiutano e si sostengono, dall’altro è una storia di solitudine. Una madre da una parte, una figlia dall’altro e il resto del mondo fuori e lontano. Anna e Marlene che rappresentano l’infinità di Anna e di Marlene vissute nel corso del tempo. Si ritrovano in tutte le epoche, evolute o involute, ma in fondo sempre uguali. Uno spettacolo che racconta di una società che cambia velocemente in 50 anni di storia mettendone in luce pregi,
difetti, evoluzioni e contraddizioni. La consapevolezza finale che a salvare ed abbellire tutto può essere solo una cosa: l’amore. L’amore a 360 gradi, per sé, per gli altri e per le cose. L’amore per un’idea di “armonicamente bello” che non può che rendere il mondo migliore. Con l’augurio che ciò avvenga il prima possibile.
L’intento registico è quello di fondere in un unico corpo sia il teatro che la musica, non solo nell’espressione artistica ma anche in quella fisica: strumenti musicali trasformati in macchine da lavoro, musicisti che diventano parte attiva nell’azione drammaturgica. E poi “Anna”, ad unirli e traghettarli oltre l’umano.