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Benvenuti a "VIA DELLE GIRANDOLE 10", benvenuti a "casa" di Fabrizio Moro

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“E’ un disco molto intimista” Fabrizio ama descriverlo così in ogni intervista. Il titolo poi è casuale, ma nemmeno troppo visto che via delle girandole è la strada di Montalto di Castro (VT) che in mesi e mesi di lavoro il Moro ha calpestato più volte riflettendo sul suo settimo gioiello.
Innanzitutto partiamo dicendo che il marchio di fabbrica c’è sempre, su tutto spiccano i testi densi di significato e mai poveri di contenuti ed una voce emozionante ed emozionata; quello che cambia leggermente è il sound. Fabrizio Moro decide di immergersi nel suono acustico e di continuare la sua ricerca cantautorale, senza però tralasciare il rock e impreziosendo il tutto con una nuova vena folk. C’è chi continua a definirlo l’erede di Rino Gaetano e chi invece quello del Blasco Vasco Rossi, in realtà Fabrizio Moro ogni giorno che passa è sempre di più “Fabrizio Moro” e la sua originalità è una vera e propria firma d’autore sui “diari di vita” dei suoi tanti fans, che lo seguono, l’hanno seguito e lo seguiranno ovunque.
Ora, scendendo nei dettagli dei brani, incontriamo come prima traccia “Buongiorno papà” un’emozionante ballad dedicata al padre di Fabrizio; un testo che racchiude le tante cose non dette ad un padre nonostante tutto il bene che solo un figlio può provare per lui. Si prosegue con “La partita”, una marcetta che ricorda quasi quegli inni partigiani della resistenza e che grida a gran voce l’amore per uno sport seguito come il calcio, che però invece di unire troppo spesso divide, anche bruscamente, il “popolo”. La terza traccia è “Acqua”, un brano che racchiude il mondo di esperienze, belle o meno belle, che la vita ci mette sulla nostra strada, Fabrizio ha deciso di riversare ancora una volta qui tutto l’amore che i fans gli hanno dimostrato nel suo percorso artistico e di vita. La quarta traccia è “Tu” un altro pezzo molto intimo che il Moro dedica allo zio Vittorio, una figura molto importante nella sua formazione, che l’ha cresciuto e gli ha insegnato più di qualche stralcio di vita. “Alessandra sarà sempre più bella”, il quinto brano, è dedicata ad una vecchia amica del cantautore, una ragazza che per Fabrizio era come una dea, semplice e spensierata, ma allo stesso tempo eterea e speciale. Il twist del sesto brano “Il vecchio” introduce con ironia esorcizzante quella parte che ognuno di noi matura dentro con la crescita, quella di cui spesso ci vergognamo per la pesantezza, quel lato della nostra anima che non sopporta più niente e nessuno. il settimo brano è “Da una sola parte”, il pezzo sicuramente più “politico” dell’album; c’è quella grande voglia di rivendicare le proprie idee con rabbia e decisione, c’è sempre più voglia di cambiamento e c’è sempre quell’esigenza di difendere l’aurea libertà che il Moro ha decantato più e più volte. L’ottavo brano “L’illusione” parla invece di un sentimento totalizzante che si scopre però diverso dall’amore, una sensazione che pur essendo fortissima non riesce a somigliare ad un’emozione. Arriviamo alla nona traccia con “I remember you”, un pezzo travolgente e super ritmato che vuole celebrare e allo stesso tempo sfatare il mito del sogno americano; L’America, quella terra che è un po’ di tutti, ma che, essendo proprio di tutti tutti, è anche un po’ una puttana che illude e non mantiene le promesse. L’ultimo brano infine è un vero e proprio congedo, un pezzo strumentale che suona come un arrivederci, “un ciao zi'” che Fabrizio Moro dice ai fan che ascolteranno questo sofferto e sudato “VIA DELLE GIRANDOLE 10”.


Alessio Boccali

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