Anthony: l’esordio di grande Rock. L’intervista su MIE
Torniamo alle origini del grandissimo Rock anni ’90, del suono analogico consumato dal mestiere artigiano. E lo facciamo con un grande esordio che arriva dal chitarrista, autore e arrangiatore Anthony.
Si intitola “Walking on Tomorrow” questo primo disco dalle tonalità epiche e progressive, ma anche dal grande piglio pop di quando il rock internazionale conquistava il mondo segnando una generazione. Torniamo indietro nel tempo in questo scenario indie-pop digitale.
My Light Found in the Rain, il videoclip ufficiale.
L’intervista ad Anthony
Esordio personale dopo anni di gavetta e di produzioni. Come mai il bisogno di scendere in campo personalmente proprio ora?
Penso che arrivi sempre un momento nella vita in cui si ha la netta sensazione di agire in quell’istante, e credo che questo valga un po per tutte le scelte che decidiamo di concretizzare. Ho suonato e collaborato con vari gruppi, artisti singoli e tutto questo è stato ed è importante per me, ad un certo punto della mia vita ho però iniziato a sentire l’urgenza di scrivere, comporre e produrre qualcosa che fosse soltanto mio, senza influenze esterne, che parlasse di me, delle mie esperienze, emozioni, stati d’animo, sogni e desideri. In quel momento si è manifestata con forza questa voglia e bisogno di creare e raccontarmi entrando in contatto con me stesso in modo profondo e introspettivo.
La musica è il collegamento che c’è tra la mia anima e il mondo esterno e quindi realizzare un album solista è stata la scelta più naturale che potessi fare. Suono la chitarra da quando avevo diciassette anni, ma prima di ritenermi un chitarrista mi considero un autore e compositore perché ho sempre adorato scrivere sia per me che nelle mie collaborazioni artistiche, andando proprio a coltivare questo aspetto prima ancora di quello chitarristico da un punto di vista tecnico.
Con il passare del tempo ho accumulato varie esperienze personali e sentivo che era arrivato il momento di raccontarmi ed ecco quindi “Walking On Tomorrow”.
MIE Vol.14, la playlist di Febbraio di Musica Italiana Emergente
Prendo ispirazione dal messaggio di questo singolo di lancio… quanto è distorta oggi la verità secondo te? E non parlo solo di quella personale…
Ci si può sicuramente basare sui fatti concreti nella ricerca e manifestazione della verità ma non è detto che questa venga percepita in modo univoco nonostante la palese manifestazione di alcune situazioni che si possono vivere. L’interlocutore che si ha davanti è determinante e possono entrare in gioco dei meccanismi di difesa che in qualche modo contribuiscono alla distorsione di una qualsiasi situazione.
Penso ad esempio a quanto delle volte alcune notizie divulgate vanno a minimizzare problemi seri che affliggono la nostra società e a distogliere l’attenzione su argomenti che invece dovrebbero essere prioritari. Il catalizzare l’attenzione su problemi e argomenti secondari distraendo appositamente rispetto ai temi portanti, è secondo me l’ esempio più immediato di distorsione della realtà.
Guardiamoci attorno: come vedi il rock contemporaneo? Abbiamo smesso di ascoltare i grandi soli di chitarra… le nuove generazioni non sanno neanche cosa sia…
Sarebbe inutile e fin troppo romantico pensare che non sia così. È vero, c’è stato in generale un calo di attenzione importante rispetto al Rock nella sua forma più pura e storica e chi calca quelle atmosfere e sonorità di certo non è avvantaggiato dal panorama musicale attuale. La musica nasce sempre da una urgenza, un sogno. Credo che ciò che ascoltiamo influenzi anche ciò che siamo, perchè “modella” la nostra anima e le nostre emozioni.
A me emozionerà sempre la chitarra di Mark Knopfler nel Live in Rotterdam con i Dire Straits del 1983 o gli assoli di Slash in “Give Into Me” di Micheal Jackson e potrei citare centinaia di altri esempi, ma magari a un altra persona non suscitano nulla o non sanno chi siano. Io al di la delle collaborazioni artistiche, dei miei progetti e dei progetti ai quali collaboro live o in studio, insegno chitarra e ho diversi ragazzi giovanissimi.
Li metto nelle condizioni di ascoltare i grandi del passato, dopodiché lascio loro scegliere e cerco di cogliere se l’emozione arriva e, spesso arriva. Ad alcuni di loro faccio studiare i pezzi di Hendrix e per me è emozionante. Il Rock contemporaneo è sicuramente vivo. In Italia ci sono gruppi favolosi. È purtroppo la difficoltà di suonare con costanza inediti Hard Rock il problema, nonché il mainstream che promuove tutt’altro genere. È un peccato che lo spazio destinato al Rock si sia notevolmente ridotto, di sicuro noi musicisti Rock soffriamo questa cosa.
Perché l’inglese? È forse vero che il grande rock suona in inglese?
È stata una scelta molto semplice quella di produrre l’album in Inglese in quanto io arrivo dalla scuola americana e inglese per quanto riguarda il Rock, l’ Hard Rock e l’Heavy Metal. Ci sono stati e ci sono grandissimi gruppi che cantano Rock in Italiano e che io ammiro tantissimo. Tuttavia le mie influenze arrivano dalla scuola Hard and Heavy americana e inglese.
A chiudere: le tue grandi ispirazioni pensi che siano diventate solo cimelio di una memorabilia oppure continuano ad influenzare la musica attuale?
Credo che continuino ad influenzare. La musica è in continua evoluzione, ma tutto parte sempre da quei nomi leggendari che hanno fatto grande la storia del Rock. Hanno gettato le basi per quella che sarebbe diventata la storia del genere musicale che aveva veramente cambiato il mondo. Rock N’ Roll vuol dire sogno, vuol dire cambiare le cose e l’influenza delle leggende del passato sono più vive che mai sia in termini di sonorità (non è un caso se moltissimi chitarristi stanno tornando alle vecchie plexi tanto da convincere la Marshall a riproporre quegli ampli leggendari sul mercato) che di spirito.